Fiorella Mannoia cantava che siamo dolcemente complicate, Ruggeri, però l’aveva scritto, un uomo.

Come siamo noi donne? Quante sfaccettature abbiamo? Come riusciamo ad interagire con il mondo che ci circonda? L’altro come ci vede?

Ricordo, che ad un matrimonio ho sentito il prete ricordare a tutti noi, che la donna è la serenità della casa, in quel momento ho sorriso perché sapevo quanto posso essere confusionaria, sotto tanti punti di vista.

Fermandomi però a riflettere sulle parole del celebrante, sono passati due anni da quando l’ho sentita, ho  capito cosa ci volesse trasmettere, apprezzando e sognando quello che ci veniva descritto.

Questa è un’ altra contraddizione della mia vita, Ho dei forti dubbi su Dio ma quando sono in una chiesa, ascolto tutto con un orecchio critico, come se fosse una lezione di filosofia.

Sono una donna, posso solo immaginare, come un uomo ci possa immaginare, sognare e viverci ma so come siamo fatte noi, quanto possiamo essere forti in alcuni frangenti, come quando devi aiutare qualcuno che sta davvero male, mi è capitato: in quel momento ho trovato solo una direzione da seguire ed una azione da compiere.

Ma la stessa donna, in altri momenti sente la sua vita che le scappa tra le mani,  come se avesse una bottiglia di olio unta, che rovinosamente poi le cadrà a terra per sbriciolarsi.

Riesci a scoprirti  più nuda di quanto tu non fossi stata al momento della tua nascita, come se i tuoi nervi fossero tutti esposti per condurre il dolore fino al centro, non del tuo cervello ma, del tuo cuore.

Chi ci vede dall’esterno riesce a capire quello che riusciamo a sentire, uno sguardo può parlare? O sembriamo sempre le solite dal pianto facile,” risolvi problemi”?

Sapete quanto ci costa ogni lacrima versata?

Le nostre parole, per quanto dirette riescono ad entrare nell’anima di chi abbiamo di fronte?

Una mano, la nostra  protesa verso l’altro in cerca di aiuto, anche per una volta soltanto, può essere afferrata prima che l’oblio possa inghiottirla?