Ognuno di noi ha il desiderio di conoscere quello che ci circonda, dal paese più lontano a quelli che circondano il luogo in cui vivi, magari piccole realtà di cui hai sempre sentito parlare ma che per pigrizia o altro non hai mai raggiunto.

La passione per i viaggi, credo, nasca già dai primi anni di scuola, ti basta avere un libro ed ascoltare la maestra, quando arriva l’ora della geografia.

Spesso però, quando si ha un bel  grembiule che stringe con il suo colletto in gola,  non ti va  di studiare alcune lezioni, forse si trova anche noioso avere davanti pagine su pagine con usi e costumi di altri popoli apparentemente lontani, sapere cosa coltivino come le mitiche barbabietole da zucchero.

Una delle domande che temevo di più era quella dedicata al conoscere,  quali fossero i paesi confinanti, del  paese studiato.

L’ interrogazione era uno stress, ognuno di noi avrebbe preferito conoscere senza dovere andare a ripetere a qualcuno quello che avevi appreso il giorno prima,  ma dentro di noi, riuscire ad immaginare cosa potesse offrirti una terra diversa dalla tua aveva un fascino particolare, che si è protratto negli anni, nonostante i libri si chiudessero ed i miei studi non fossero umanistici.

Si diventa grandi e si comincia a mettere in pratica quello che hai appreso, i libri si mettono da parte e inizi con un vero esame di pratica.

Il nostro pianeta è immenso, puoi passare dai ghiacciai, al caldo tropicale, facendoti capire che alla fine sei davvero all’interno di nello spazio e che l’alieno per un altro potresti essere tu!

Quando devi scegliere la tua meta per un viaggio, magari ti perdi, facendo anche un piccolo giro virtuale sulla poltrona di casa tua su internet!

Cominciano le domande, sul dove andare, con chi, per potere  passare qualche settimana a conoscere, realmente quello che magari hai visto su una rivista o in un documentario che ti ha stregato.

Penso che una delle cose più affascinanti del partire sia quella di avere la  grande possibilità di incontrare nuova gente, che non avresti mai sognato che facessero parte della tua vita, quando avevi dodici anni e studiavi nella tua camera, quella pagina di geografia.

L’opportunità di interagire con persone nuove, mi apre il cuore, mi proietta verso l’infinito, il tendere una mano che si lega ad un altro in una terra straniera mi fa sentire cittadina del mondo, un puntino di quella rete che siamo tutti noi.

Queste sensazioni metafisiche che un viaggio può darti passano anche attraverso degli strumenti tangibili che ti accompagnano nei tuoi spostamenti.

Molte persone scelgono di raccontare tutto questo attraverso una telecamera, udito e vista vengono coinvolti portandoti direttamente sul palcoscenico dei tuoi itinerari, un modo per raccontare in maniera diretta quello che hai vissuto.

Io no, ho preferito sempre portare con me,  la mia macchina fotografica, una reflex con il suo peso, la sua stazza, la sua forma ed il suo colore: nero, grazie a lei sono sempre riuscita a fissare il mio punto di vista, la mia interpretazione di un luogo specifico.

Sapere giocare con la luce, con la composizione, con un semplice oggetto che puoi trovare in una stradina, può dare uno spunto nuovo ad posto che magari se fossi passato di lì, frettolosamente e senza una lente al collo avresti lasciato sfuggire nell’ oblio della tua mente.

Invece grazie alla tua passione puoi vedere una città, come nessun’altro l’ha mai vista, non è necessario infatti,  fare dei grandi spostamenti lungo l’asse terrestre!

Semplicemente, puoi preparare la tua attrezzatura fotografica, la sera prima, scegliere un paese sulla cartina della tua regione e partire, così una volta ho fatto.

Questa volta è stato grazie ad un articolo letto su un quotidiano, all’ interno del quale ho scoperto che nella mia isola, la Sicilia che sa solo di mare si erigeva un affascinante castello medievale, su una vetta, di un piccolo paesino.

Mi sono trovata lì, con una temperatura che non era più estiva, anche se era pieno Agosto, di sera un cielo stellato con ancora qualche desiderio da esprimere, lo sciame delle Perseidi  ancora non aveva finito di affascianarci.

Quando invece la nostra stella vitale sorgeva, si usciva a fotografare, per le vie di questo piccolo borgo medievale, c’erano piccole case,alcuni vicoli, delle salite e alcune discese, piccoli angoli in cui sognare ed altri in cui lasciarsi affascinare dal panorama offerto dalla natura, che non chiedeva niente in cambio, forse solo una delle mie fotografie.

Ricordo che camminando, mi sono trovata in una piccola villa, una di quelle che trovi nei piccoli paesini, in cui bambini ed anziani si ritrovano, come se la fanciullezza e la senescenza si incontrassero per guardarsi in uno specchio magico in cui ognuno di noi  può vedere la  propria vita scorrere ed unirsi in quel giardino incantato che da ogni suo lato, ti offriva uno spunto come la sua ringhiera che si affacciava sulle isole Eolie, viste da una altezza di quasi mille metri.

Cosa avrei potuto fare? Solo fermarmi a respirare quell’aria che solo lì, a Montalbano Elicona  ho incontrato, facendola entrare dentro di me, lasciarla scorrere in tutti i distretti del mio corpo, fino ai capillari per possederla.  Uno scambio gassoso, vantaggioso ricco di ricordi.

Dopo avere fatto questo,  ho tolto il mio treppiedi dalle spalle, ho preso la mia reflex, l’ho montata sopra la sua testa ed ho provato a comporre l’immagine che pulsava dentro di me,  ma che in quel momento doveva rimanere impressionata sul sensore della mia macchina, giuro che tanto piccolo non mi era mai sembrato, ed ho scattato , sperando che i colori ed anche quella atmosfera magica rimanesse dentro quella fotografia, come è rimasto dentro di me.

Sono passati dei mesi da quel viaggio, anche se riesco ancora a sentire, lo specchio che si ribalta ogni scatto.

Se non ci fosse stata con me la mia reflex,  i miei ricordi, sarebbero stati diversi da quelli che ho?

È stato come se mi aiutasse a costruire in me quella immagine latente che appare nitida ogni volta che penso a quel viaggio, solo un paio di giorni ma indimenticabili.