Sette minuti di orologio, se non c’è traffico, è questo il tempo che mi separa oggi dalla casa di mia sorella.
Sei anni fa quando è andata via da Palermo, se me lo avessero detto, non ci avrei mai creduto di potere andare da lei senza l’ausilio di un aereo con una valigia al seguito.
Forse il distacco per motivi di lavoro, per noi gente del Sud, lo abbiamo nel Dna all’interno dei geni ricchi dell’ esperienza innata.
Un anno fa, il mio penultimo weekend milanese da lei, tra freddo, sushi, metropolitana ed una casa piccola piccola ospitante, alla quale nonostante tutto quando la lasciavi continuavi a pensare, forse perchè la porta era sempre aperta per tutti.
Quante e quali persone hanno visto quelle pareti unite ai loro respiri condivisi all’interno di quelle mura?
Quanti di noi, hanno trasformato in soggiorno la camera da letto, grazie ad una tv enorme?
Forse gli stessi che hanno dormito su quel divano ikea, che non si è mai lamentato, svolgendo il suo compito in silenzio.
Siamo stati in tanti dai più inaspettati a quelli sempre attesi.
Erano una manciata di metri quadrati immersi nel grigio di un cielo che spesso non è degno di questo nome, con tanti mattoncini rossi fuori dalle finestre ma era Casa.