Come ho già raccontato tempo fa, nelle pagine di questo blog, Radio Deejay ha sempre fatto parte della mia vita; stamattina ascoltandola ho pensato a come siano cambiati, nel corso degli anni, i mezzi per “sintonizzarsi”.

Iniziamo dalla possibilità di sentirla nel concreto,  perché qui in Sicilia, a Palermo, accadeva che il segnale saltasse anche per una settimana intera lasciando mia sorella e me all’asciutto, l’evento si ripeteva abitualmente: che sofferenza, che pathos.

D’estate poi quando facevamo la transumanza all’Eremo potevamo dire addio alla radio, lì proprio non c’era segnale, inutile dirvi quale fosse l’unica stazione che superava ogni ostacolo. Amen.

A Palermo invece come ero organizzata? La mattina, ogni mattina,  portavo una radio con lettore cd incorporato in bagno con me, nel pomeriggio in camera mia con lo stesso stereo, dopo cena: buio, luce della scrivania accesa, Smemoranda e B-Side con Alessio Bertallot, lo ringrazio ancora oggi perché è riuscito a farmi conoscere sonorità a me sconosciute.

A letto, visto che non dormivo da sola, si andava di radiolina portatile (con tanto di antenna) a batteria e cuffie. E l’indomani si ricominciava il ciclo.

 

Sembra quasi che questi discorsi siano lontani anni luce, in realtà parliamo di 20, 25 anni fa, mi sembra di rivedere me da piccola che chiedevo a mia nonna come fosse stato vivere sulla propria pelle tutte le nuove tecnologie che la sua lunga vita le ha permesso di vedere, lei si ricordava l’omino che andava ad accedere i lampioni ad olio per le strade della città.

E oggi? Oggi è tutto nel mio telefono, nel mio “smartphone”, nell’app di Radio Deejay dalla quale posso sapere anche quale sia la canzone in onda e riascoltare una trasmissione persa ma soprattutto non c’è bisogno di essere raggiunti dalla frequenza, basta la connessione ad Internet in qualsiasi parte del globo: è praticamente fantascienza…ma ho sempre una radio sulla scrivania.