C’era un angolo piccolo piccolo che mi piaceva tanto, dove spesso rivolgevo lo sguardo durante il tempo che passavo ai fornelli, nella mia vita passata, era tra il sale e lo zucchero.

Non c’era molto spazio in quella cucina tra i fuochi e l’amata macchina del caffè ma era uno “luogo” nel quale mi plasmavo in toto, magari sbucciando uno spicchio d’aglio, affettando delle zucchine, o arrotolando della pasta sfoglia.

Quando poi, calava il sole,  la luce era data solo dalle piccole lampade alogene della cappa, quell’angolino veniva esaltato riuscendo a fare acquisire a tutto quello che lo circondava un aspetto particolare. Così, magari salando l’acqua della pasta poteva accadere che un singolo granello di sale, sfuggito ai miei polpastrelli, giacesse sul marmo. Si poteva osservarlo colpito da quella luce vedendo il riflesso creato dal cristallo stesso, sul marmo.

Anche questo piccolo evento insignificante agli occhi molti, per me era bello.

Erano davvero una manciata di centimetri, ma erano importanti.