Ci ho provato a fare finta di niente che fosse di nuovo Natale, ho trattenuto il respiro fino ad oggi ma ho dovuto rilasciare i muscoli contratti del mio diaframma, fare un grosso respiro ed accorgermi che le lucine che ci sono in giro per Palermo, illuminano, putroppo anche me. Ho posticipato il giorno in cui fare l’albero, poi il giorno in cui accendere le sue luci, ho comprato i regali poche ore fa, mi sono concentrata nel non pensare ma per me sarebbe come non vivere.

Questo è il primo anno in cui non c’è la nonna con noi, in cui la nostra casa sembra svuotata dalla sua assenza, un anno fa a quest’ora ero in ospedale con lei a cercare di farla mangiare, disperandomi perchè già da tempo mi guardava e non sapeva  più chi io fossi, il suo sguardo era perso nel vuoto ed il suo corpo martoriato dai quasi cento anni su questo pianeta.  Chiamava Serena ma era solo un ricordo nella sua mente.

Come se non fosse la vita vera, immaginavo quanto tempo potesse ancora vivere anche se la vedevo spegnersi inesorabilmente, la sera prima che morisse ho anche detto a voce alta: “Non sono ancora pronta a perderla”. Era il mio nucleo di origine, ed io sono un suo prolugamento, per il mio carattere e l’educazione ferma forse agli anni ’30 ma sono fiera di essere stata cresciuta da lei.

In questo Natale è lei che mi manca, e mi chiedo ancora se in quella notte di Febbraio ad  afferarmi il naso, nella prima notte in cui non c’era più sia stata lei a farmi una rara carezza per dirmi che tutto andava bene, anche se non era più con noi ed io ero un cucciolo impaurito che aveva appena perso la mamma.