Due giorni fa in una palestra, aspettando, mi sono trovata davanti due bimbe che attendevano la loro lezione di nuoto, avranno avuto 6 anni, felici giocavano e si ripetevano che sarebbero state amiche per sempre.
Per un momento mi è quasi venuto un istinto protettivo, avrei voluto avvertirle che probabilmente non sarebbe finita così e che un giorno una di loro si sarebbe dimenticata dell’altra e che avrebbero sofferto, quanto si soffre per una delusione d’amore, soprattutto se per quell’amico che credi speciale con cui a volte cresci, o che entra come un fulmine nella tua vita, anche da grande, sparisce e da un giorno ad un altro si trasforma in assenza.

Gli scenari a volte di orrore che si aprono su questo fronte sono tanti, ricordo che a scuola una delle mie migliori amiche un giorno mi disse che non potevamo essere più tanto intime perché alle altre compagne non piacevo, perché ancora a 14 anni ero una bambina, avevo le forme di una bambina o meglio, non le avevo ma problema fondamentale non sapevo tutte quelle “cose” che loro mettevano già in pratica. Me lo ha detto il giorno del suo compleanno, quando io davanti alla porta della classe le davo il mio regalo per lei, una cassetta, credo una compilation acquistata alla Standa con la mia paghetta.

Quando perdi un amico, perdi un patrimonio, perdi tutto quello che avevi investito e che avevi coltivato, quanti ettari ho perso, tanti da farmi stancare di coltivare. Ho capito che ad un certo punto la stupida ero io, inutile continuare ed illudersi che quella rete di vasi che credi di costruire in comune, per lavorare e crescere insieme, come tra il sistema linfatico e circolatorio, possa avere una vita sana: arriva un trombo e tutto finisce.

 

Gli amici, gli unici con cui non avrai mai una relazione ma che faranno morire di gelosia il tuo fidanzato, compagno, marito, fidanzata, moglie, compagna, l’alchimia che si crea, il capirsi senza dire una parola, questo si che mi manca, tanto, tantissimo, ho una fotografia, ad esempio, di una cena nella quale è stata immortalata una occhiata con il mio caro Gianpiero, che sta adesso a Londra, potrei scriverci un trattato, su quello che riuscivamo a dirci, così in una frazione di secondo.

Guardando in giro le relazioni che mi circondano, divento sempre più consapevole che forse la mia è una concezione dell’amicizia troppo adolescenziale, forse vicina a quella delle due bambine con cui è iniziata questa riflessione e che adesso forse si cerca semplicemente qualcuno con cui passere il tempo che ci resta, senza avere troppe altre implicazioni che possano rosicchiare ed erodere quel poco che è rimasto in giro, vicino alla parola sentimento.

Nonostante tutto questo, sono recidiva, continuo a pensare di avere trovato il mio tesoro, della serie chi trova un amico… ma adesso però riesco a sparire prima di farmi male, evito di ridurmi ancora in frantumi, perché ancora ho delle ferite da leccare e ritengo più importante  stare con chi mi ama davvero.