Negli anni ho sempre guardato con smarrimento chi mi ponesse veti su qualcosa che avessi voluto fare soltanto perché fossi una bambina. Sapeste quante volte mia nonna, nata nel 1912, ci provava ma io su questo non le ho mai dato retta: non riuscivo a trovare una sola ragione valida.
Capivo le sue intenzioni, sapevo di chi fossero figlie: lei e io siamo nate a Palermo, una realtà dove ancora oggi puoi leggere lo stesso sguardo di smarrimento quando apprendono, che per lavoro, stai partendo da sola.
Mamma e papà invece no, in loro due ho sempre trovato due alleati, mi hanno lasciata libera di fare le mie scelte tanto da impattare con la stessa forza nei miei errori di valutazione dettati anche dall’entusiasmo, dalla testardaggine, dalle passioni.
Passioni a tutto tondo, che fossero studio, amore, amicizie ma non vivendo in un mondo incantato, il rovescio della medaglia era l’unica faccia a me destinata a ogni lancio.
Citando Michela Marzano: “Se non avessi attraversato le tenebre, forse non sarei diventata la persona che sono oggi”, per questo credo, nonostante tutto, alla condivisione e alla mano da tendere sempre a chi forse non è in grado neanche di chiedertela.

Nell’ultima decade mi sono occupata di internet, di digitale, di tecnologia: un mondo che più scoprivo più sentivo mio, una fonte inesauribile di curiosità sazianti ma che mi facevano venire ancora più fame.

Guardandomi intorno però ho sempre visto uomini, sempre uomini e ancora uomini: come se internet avesse un sesso, come se lo avesse anche il cervello.
Da dove inizia questa linea di demarcazione? Dov’è che la catena si interrompe? Perché alla fine del percorso si arriva ancora in poche?
Ho iniziato anni fa a studiare questo fenomeno, scoprendo che l’inizio è davvero precoce, già dai tre anni le bambine e i bambini iniziano ad assorbire i messaggi ricchi di stereotipi e pregiudizi verbali e non capaci di segnarli nel tempo, influenzando il loro futuro le loro scelte.

Come ho detto alla giornalista che mi ha intervistato un paio di giorni fa dopo la mia partecipazione al Women Techmakers Leads Summit: “In questo momento storico le ragazze ma anche le donne non possono rinunciare a fare parte di questo settore lavorativo in costante crescita, in nome di pregiudizi e stereotipi”.
Anche per questo motivo ho scelto di partecipare a questo evento europeo tenutosi a Madrid: confronto, crescita, inclusione in uno scenario internazionale voluto e realizzato da Google.

Troppe volte mi sono sentita dire di essere una donna forte, vi giuro, non lo sono il mio è solo ragionamento o forse più semplicemente mi inceppo, vado in loop: non capisco perché il genere debba fare da respingente per determinati tipi di professione, come quelli che ruotano al mondo delle tecnologie e delle scienze.

Venite con me, vi farò scoprire byte fantastici!