Abbiamo votato il 4 marzo, con il freddo, il governo si è formato che quasi faceva caldo.
Mesi di stallo politico, poi è nata la squadra, se la vogliamo chiamare così.
E oggi, cosa abbiamo in mano?
Il Paese ha iniziato a fare questo famoso cambiamento con cui tutti si riempivano la bocca?

Se guardiamo Facebook, Twitter e Instagram la risposta è sì.

Se guardiamo le carte, quelle che ancora oggi, ogni giorno vengono stilate alla Camera, la risposta è un rumoroso no.
Il Governo online è lontano anni luce dal Governo offline: come due rette parallele che non si incontrano mai.
Il piano “perfetto” di Casaleggio si è compiuto, creare una frattura profonda tra il Paese e la politica e la sua classe dirigente, tanto da non avere più nessuno stimolo a sapere davvero come stiano le cose.

Così nascono porti chiusi che sono stati sempre aperti, famiglie riconosciute cancellate con un tweet, genitore 1 e genitore 2 che non sono mai esistiti sui nostri documenti.

Lo storytelling della Lega e del Movimento 5 Stelle ha preso più che una brutta piega, una brutta piaga infetta che va debellata con un “big pharmo”.
La narrazione della politica attraverso la Rete è una delle declinazioni più belle del web marketing ma quella sana, quella con qualche accento in più, una nota che rende più bella una canzone, quel piccolo dettaglio che puoi non notare in un quadro ma capace di renderlo unico.
Portare il personaggio politico dentro la tua casa non equivale a riempiere i Social Network di bugie per fare distrarre un Paese che è stato inebetito.
Un danno trasversale capace di attraversare ogni classe sociale, ogni genere e qualsiasi età, ci vorranno anni per fare riprendere il Paese ma prima o poi i nodi, anche quelli della Rete, verranno al pettine, e io sarò lì a guardarvi.