Rischio di essere ripetitiva, lo so.

Stare nell’eremo forse mi fa bene, anche se sono sola, ha la capacità di alleggerirmi la mente dai problemi di ogni giorno o dagli incubi che non sono solo dentro di me la notte.

Ieri pomeriggio, ho corso un pò per le stradine di campagna, eravamo l’infinito ed io,  la riserva dello Zingaro, in lontananza, le viti, qualche mandorlo e le mie stradine, che mi hanno portato alla mitica “chiesetta”, per noi bimbi, un tempo era  il luogo più lontano e quasi proibito dove arrivare con le biciclette.

Nel giro che ho fatto, venticinque minuti tra camminata veloce e corsa ho incontrato, oltre alle tortore dal collare orientale ed alcune ballerine gialle, due bimbe,  a piedi che facevano una passeggiata, con un ramoscello di ulivo in mano.

Sembravano un pò annoiate, forse non sapevano come giocare.  Mi sono riconosciuta in loro, in quella che ero tra quei sentieri,  ed avrei voluto suggerire loro, come giocare in quella collina sconfinata, che adesso mi accoglie come una madre e mi protegge, dai pensieri, dalle idee, dalla vita stessa.

Il tempo lì, sembra essersi fermato, insieme a tante altre cose.