7-zona Sambuca_2Oggi una lunga discussione con mia madre per le vie dell’eremo, lei  sosteneva che certi treni non vadano persi ma anzi a volte anche rincorsi, a volte quando dice queste cose mi sembra di non riconoscerla: precisa, forte, pronta a battersi per le ingiustizie di ogni tipo…mi ricorda qualcuno … la vedo perdersi in queste digressioni sentimentali.

Sarà colpa dell’età che avanza o di una presbiopia che oltre la vista le ha annebbiato anche gli altri sensi?

Io invece ero, e sono della fazione opposta certi treni devono essere lasciati andare per la loro strada, guardarli andare via, salutare magari con un fazzoletto bianco e qualche lacrima che ti solca profondamente il viso, ed andare via, lontano, il più presto possibile fuori da quella stazione.

Diventato ormai un non luogo, come tutti quelli disseminati nell’entroterra siciliano dove sono spariti anche i binari e anche l’erba lì  non cresce neanche più.

Un tempo c’era vita, scambi di persone e treni che andavano e che venivano, sguardi, odori e profumi, corpi che si sfioravano o che si scoprivano, chi correva perché era in ritardo o chi placidamente aspettava guardando i treni passare e l’orologio scorrere: adesso solo una casa diroccata, con i tetti sfondati e le pareti fatiscenti.

Destino, casualità, fortuna, orgoglio, scelte di vita, di sopravvivenza o più semplicemente di specchio? Quello che ogni giorno della tua vita riflette metaforicamente cosa sei dentro, da lui proprio non puoi scappare e il treno la prossima volta devi essere tu, senza lasciarti mai trasportare.